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Nel 1322, quando Sir John Mandeville di ritorno dall’Oriente raccontò di piante fantastiche dai cui fiori nascevano agnellini dal vello di lana finissima, certo il cotone era qualcosa di molto raro, esotico e costosissimo.
Nel giro di qualche secolo il cotone divenne però la fibra più utilizzata al mondo grazie soprattutto allo sviluppo dell’industria e delle sue tecnologie e alla praticità e al comfort garantiti dai capi realizzati.
Solo verso la fine del secolo scorso con lo sviluppo delle fibre man made, il primato è passato al poliestere, materiale dalle importanti performances che
trae origine dal petrolio e che soffre del grande limite della mancata biodegradabilità .
Sono oltre 25 milioni le tonnellate di cotone consumate all’anno nel mondo e le attività di coltivazione e di trasformazione di questa fibra in filati e tessuti danno lavoro a centinaia di milioni di persone.
Il cotone è usato nell’abbigliamento, nelle calzature e negli accessori, nell’arredamento e negli articoli per la casa, nella sanità , nella cura della persona. Sono in cotone i jeans, le felpe, le polo, le Tshirt e moltissimi altri prodotti.
Cotone = Oro Bianco
Il cotone è coltivato in 75 Paesi del mondo. I maggiori produttori oggi sono la Repubblica Popolare Cinese e gli Stati Uniti, a seguire Russia, India, Brasile, Pakistan, Turchia, Egitto, Messico, Australia e molti paesi africani.
Per crescere necessita di clima caldo e molta acqua, condizioni che ne rendono impossibile la coltivazione in Italia anche se in passato vi sono state colture in Sicilia. Quando il fiore viene fecondato, perde i petali e in 25 giorni cresce una capsula a forma di goccia tondeggiante nell’estremità inferiore. All’interno della capsula ci sono da 5 ad 8 semisu cui si sviluppa la fibra. Quando la capsula è matura si apre in 4 parti mostrando il batuffolo di cotone. Nei paesi più poveri la raccolta è effettuata ancora manualmente mentre in quelli più industrializzati vengono utilizzati macchinari automatizzati. Il cotone raccolto viene quindi sgranato, staccato cioè dai semi, quindi pulito e passato attraverso impianti di cardatura e pettinatura che lo liberano dalle impurità . È quindi pronto per la filatura.
La lunghezza delle fibre di cotone è molto importante commercialmente, perché si ottengono filati tanto più pregiati quanto più la fibra è lunga.
Naturalmente il prezzo finale di un prodotto di cotone sarà determinato da tanti fattori: dalla qualità delle fibra, dalle dinamiche commerciali internazionali, dall’equilibrio tra la domanda e l’offerta a livello mondiale, dalla tipologia di lavorazioni a cui la fibra viene sottoposta prima di diventare un capo finito.
In una economia caratterizzata dal peso del brand, dalla fama del designer e dello stilista e dalla catena di distribuzione, saranno soprattutto questi aspetti “immateriali†a incidere nelle strategie commerciali del capo finito.
Negli ultimi due anni però il prezzo del cotone sodo, cioè non ancora lavorato, è aumentato moltissimo.
È addirittura triplicato.
Molti fattori hanno determinato questa situazione: l’aumento mondiale della popolazione richiede sempre più materia prima per soddisfare i crescenti bisogni, Tsunami e siccità hanno messo a dura prova le coltivazioni riducendo drasticamente i raccolti. Occorre poi considerare che molti paesi hanno destinato aree di terreni storicamente utilizzati dal cotone per le piante necessarie alla produzione di biocarburanti. Non sono infinem mancate speculazioni finanziarie. E quando la domanda supera l’offerta inevitabilmente i prezzi aumentano. Nella catena produttiva ad essere stati messi in difficoltà dal trend negativo del prezzo del cotone sono stati soprattutto i filatori ed i tessitori.
Il cotone: fonte di lavoro e vita per le popolazioni povere del terzo mondo
Non ci sono solo i campi coltivati con le super tecnologie della Georgia: in grande misura il cotone è coltivato in aree del mondo ancora povere, dai contadini e dalle loro famiglie che affidano alla buona riuscita di un raccolto le proprie speranze per il futuro. In queste zone dell’Africa e dell’Asia, ma anche di regioni come l’Uzbekistan e dell’Egitto, spesso i bambini aiutano i genitori nelle attività di raccolta. Un fenomeno talmente diffuso che in alcune zone le vacanze scolastiche sono regolate proprio dal calendario della maturazione del cotone. Per sostenere i coltivatori del cotone più poveri sono nate importanti iniziative:
Better Cotton Initiative è nato nel 2005 grazie ad una associazione non-profit che comprende sia gruppi di produttori di fibra sia retailers e marchi importanti quali Adidas, Asda, Hemtex, H&M, IKEA, KappAhl, Levi Strauss & Co., Lindex, Marks & Spencer, Migros, Nike. Non mancano fra i soci ONG o associazioni di scopo quali Cotton Incorporated, Pesticide Action, WWF e altri.L’obiettivo è quello di migliorare il reddito dei farmers, con l’adozione di tecniche di coltura che al tempo stesso riducono i consumi di acqua e di pesticidi e accrescono la difesa della fertilità del suolo. Lo scopo è perseguito specialmente attraverso la crescita e la formazione dei coltivatori, la promozione dei prodotti finiti.
Il cotone “FairTrade†è una partnership fra consumatori e produttori basata sull’impegno dei consumatori a premiare con i loro acquisiti, prodotti realizzati in condizione di rispetto dell’ambiente e dei lavoratori. La Fairtrade Labelling Organizations International (FLO) è l’associazione internazionale no profit che stabilisce i requisiti del programma e aiuta i produttori. Il sistema Fair Trade si finanzia tramite le licenze pagate dai diversi retailers e dai brand privati che usano il marchio, anche se molti fondi provengono poi da singoli donatori, privati o pubblici.
Acquistare capi contrassegnati con questi marchi onnei negozi equosolidali vuol dire sostenere questi progetti.
Il costo ecologico del cotone
Anche i prodotti naturali come il cotone hanno un impatto ambientale. Il cotone consuma molta acqua durante la sua crescita, carburante per essere trasportato ed energia per essere trasformato in filo e quindi in tessuto. Le colture di cotone necessitano di sostanze chimiche: fertilizzanti, diserbanti, pesticidi.
Ma è possibile coltivare il cotone riducendone il costo ambientale?
A questo si sta lavorando da due punti di vista opposti ma convergenti negli obiettivi. In molte aree del mondo il cotone è coltivato con criteri bio, cioè eliminando o contenendo al minimo indispensabile i prodotti chimici. Questo approccio è alla base del cotone “biologico†o “organicoâ€: il cotone prodotto non è diverso da quello standard ma è stato prodotto inquinando meno i terreni.
Oggi il cotone organico prodotto al mondo è circa l’1% del totale ma tende a crescere. L’altro fronte è rappresentato dal cotone OGM, anche in questo caso il prodotto ottenuto non ha caratteristiche diverse da un cotone normale ma è nato da semi modificati geneticamente al fine di rendere la pianta meno bisognosa di acqua o più resistente all’attacco di insetti. Il cotone OGM è oggi il 60% del cotone totalmente prodotto.
Perché il cotone possa diventare più green sono indispensabili tre condizioni:
- la prima dipende dagli scienziati (biologi, biotecnologi, agronomi) e riguarda la ricerca di soluzioni tecniche e scientifiche in grado di ottenere fibra con minore dispendio di acqua o uso di sostanze inquinante;
- la seconda dai produttori: non basta controllare l’impatto ecologico della coltivazione del cotone, tutto il ciclo deve essere tenuto sotto controllo e attuato con criteri di rispetto dell’ambiente e delle persone che vi operano. Inoltre le fasi di tintura e finissaggio che utilizzano molte sostanze chimiche e coloranti devono essere svolte nel rispetto delle leggi sulla sicurezza del consumatori, leggi e normative applicate rigidamente in Italia ed Europa ma non nel Far East dove ha luogo molta della produzione dei manufatti importati;
- infine molto dipende dai consumatori che devono premiare prodotti made in Italy, quelli certificati Ecolabel (la certificazione europea che garantisce che la produzione di un prodotto è avvenuta rispettando l’ambiente), i prodotti in cotone organico (se certificati), i prodotti proposti dalle associazioni equosolidali.
Cosa fa la Fondazione Industrie Cotone e Lino
È un’associazione di imprese nata nel 1998 per diffondere la conoscenza delle fibre naturali e sostenere le aziende che in Italia le lavorano.
Ha a cuore la sostenibilità sociale ed ambientale e crede che il valore del made in Italy si affermi nella produzione di manufatti di qualità , nella ricerca e nell’innovazione continua. Fondazione Industrie Cotone e Lino attribuisce molta importanza alla formazione dei giovani, all’aggiornamento continuo delle conoscenze di quanti operano nel settore tessile e della moda, siano essi manager, imprenditori, tecnici, creativi o operai. È inoltre convinta che con oltre 500.000 addetti nelle imprese manifatturiere (numero che aumenta se si conteggiano i lavoratori del terziario e della distribuzione) il settore del tessile e della moda italiano, grazie alla passione e alla competenza dei suoi addetti, le risorse tecnologiche di cui dispone, possa giocare ancora un importante ruolo nella produzione di valore e cultura per il nostro paese.
Per saperne di più:
http://www.sustainability-lab.net/it/groups/fondazioneindustrie-
cotone-e-lino.aspx
Si ringrazia il Cotonificio Albini.