Una sfida per la scuola italiana: tecnologie informatiche in tutte le classi prime

Questo anno scolastico 2010/2011 ha visto l’ingresso nelle prime classi di una nuova materia di studio: le “Tecnologie Informatiche”.
Le linee guida ministeriali prevedono che questa materia permetta agli studenti di saper:

  • utilizzare le reti e gli strumenti informatici nelle attività di studio, ricerca e approfondimento disciplinare;
  • utilizzare, in contesti di ricerca applicata, procedure e tecniche per trovare soluzioni innovative e migliorative, in relazione ai campi di propria competenza;
  • utilizzare gli strumenti culturali e metodologici acquisiti per porsi con atteggiamento razionale, critico e responsabile di fronte alla realtà, ai suoi fenomeni e ai suoi problemi, anche ai fini dell’apprendimento permanente.

Obiettivi particolarmente ambiziosi, ma da mettere in campo su una generazione di studenti che è stata definita dei “nativi digitali”, cioè ragazzi che convivono con le tecnologie fin dalla nascita o, meglio, nelle tecnologie digitali sono abituati ad essere immersi. Alcuni recenti studi hanno perfino ipotizzato una “dipendenza” dalle tecnologie, che
i ragazzi mostrano quando ne vengono privati, anche momentaneamente. La materia Tecnologie Informatiche consiste di tre ore settimanali di lezione, di cui due in laboratorio. I principali contenuti sono relativi alle informazioni, all’architettura e ai componenti di un computer, ai sistemi operativi (come utenti), ai principali software applicativi d’ufficio, ma anche agli algoritmi, alla risoluzione di problemi ed alla programmazione. Non mancano cenni ad Internet ed alle problematiche relative alla privacy e al diritto d’autore. È importante che questo tipo di competenze sia fatto sviluppare in tutti i settori tecnologici, e non solo in quello informatico, costituendo parte del bagaglio culturale essenziale del cittadino, oltre che del “tecnico”. In particolare i giovani , che già utilizzano Internet ed i “social network” per le attività di comunicazione interpersonale, devono saper riconoscere i limiti e i rischi delle tecnologie per, in sostanza, usarle e non “farsi usare”. La sfida del titolo consiste soprattutto nel far maturare ai ragazzi delle consapevolezze e far articolare dei ragionamenti e dei metodi, dato che quello che a loro non manca è la confidenza con i mezzi, mentre non sempre c’è una corrispondente profondità di concetti, per consolidare i quali occorre esperienza e aiuto dagli adulti. I docenti ritengono preziosa l’esperienza fatta in questo primo anno scolastico per migliorare la programmazione nei prossimi anni e perseguire sempre meglio gli obiettivi, molto ambiziosi, che questa disciplina si prefigge.