Tessile all’attacco: intervista con il dott. Silvio Albini presidente del cotonificio Albini

In questi anni il settore tessile è stato spesso maltrattato dai media, che non hanno perso occasione per titolare a grandi lettere sulla crisi in essere, prevedendo la prossima fine delle attività produttive nazionali. I motivi della scomparsa del tessile sarebbero due:

  • il tessile è un settore maturo, se non arretrato;
  • il tessile finirà in Cina e nei paesi in via di sviluppo.

Il settore è sempre stato visto nel suo insieme e la crisi della singola azienda è stata interpretata come crisi generale, a riprova delle tesi in precedenza esposte.
La crisi c’è stata, molto profonda, e non è ancora passata e i suoi effetti si sono riversati trasversalmente su tutte le attività industriali. La Cina si è rivelata un pericolo vero, basti pensare che il 25% del manifatturiero mondiale è prodotto in questo paese. Per farsi un’idea del fenomeno invito a leggere l’etichetta di origine degli oggetti acquistati, per scoprire quanto sia massiva la presenza delle merci cinesi in tutti i settori!
Nell’immaginario collettivo il tessile poi è sempre stato collegato a Penelope e alla sua tela, esempio di un ramo industriale d’altri tempi. Poco hanno potuto incidere le realtà delle aziende eccellenti, qui nella bergamasca ce ne sono diverse, per ribaltare questa impressione.
Dall’esterno il tessile è visto come un settore maturo ma in realtà è un settore dinamico dove il prodotto – la collezione – viene rinnovato ogni 6 mesi.
È un settore internazionale dove l’export gioca un ruolo importante, è un settore globalizzato: in poche parole è un settore moderno e molto vivace e l’intervista a Silvio Albini vuole farcelo riscoprire.
Silvio Albini parla di “tessile all’attacco” e dimostra che nel tessile si può crescere anche in periodi turbolenti: quello che dice è evidente andando a scorrere la storia dell’azienda. Come il tutto abbia potuto realizzarsi,
ì è un segreto ampiamente trattato dai libri: è la messa in pratica di un buon trattato sul marketing!
Il Cotonificio Albini fu fondato nel 1876 da Z. Borgomanero, nel 1890 fu lasciato in eredità a Giovanni Albini, futuro presidente della Camera di Commercio e co-fondatore di Unione Industriali Provincia di Bergamo, nel 1968 subentrò la quarta generazione con Giancarlo, Mario, Gianni e Piero.
Silvio entra in azienda nel 1984 dedicandosi allo sviluppo del fatturato estero, allora attestato al 15%. Nel giro di pochi anni entrano anche due fratelli – Stefano in amministrazione e Andrea come direttore tecnico – ed un cugino – Fabio – nella creazione del prodotto.
Sotto la loro guida gli stabilimenti si moltiplicano passando da 1 a 8, di cui 5 in Italia con 950 dipendenti ad Albino, Mottola, Brebbia, Gandino, e 3 all’estero in Repubblica Ceca e Egitto per un totale di oltre 1300 dipendenti.
Nel 1992 vengono acquisiti due famosi marchi inglesi, Thomas Mason e David & John Anderson, che portano una struttura commerciale internazionale e un archivio storico costituito da oltre 600 volumi di campioni di tessuto, vero punto di riferimento per i creativi. Thomas Mason: il marchio nasce nel 1796 da Sir Thomas Mason, uno dei protagonisti della rivoluzione industriale inglese; nel 1914 sperimentano per primi i tessuti mimetici per gli aviatori inglesi resistenti all’acqua e al fuoco, nel 1936 diventano fornitori di camicie della casa reale inglese.
David & John Anderson: nasce nel 1822 a Glasgow ed è leader nella camiceria di altissima gamma. Nel 1996 il Cotonificio Albini si integra verticalmente con l’acquisizione degli impianti di finissaggio di Brebbia (Varese), fra il 2000 e il 2003 entra nel gruppo la manifattura di Albiate, nascono due stabilimenti in Repubblica Ceca e viene inaugurata la tessitura di Mottola (Taranto). Negli ultimi anni sorgono in Egitto, patria del
migliore cotone del mondo, Mediterranean Textile e Delta Dyeing, con annesse alcune coltivazioni di cotone.
Come spiegare il successo di questi anni? Silvio lo riassume con una forte cultura della qualità – materie prime pregiate, applicazione di tecnologie sofisticate, controlli in ogni singola fase di lavorazione, utilizzo dei macchinari più moderni – unita ad una forte cultura del servizio, … gestendo la complessità.
Silvio entra poi nel dettaglio delle misure prese, lo fa con entusiasmo, ci crede fino in fondo e ripete le “parole magiche”: investimenti, innovazione, qualità, presenza nel mondo, servizio.
Investire sempre, lo diceva già il nonno, nei momenti buoni e cattivi, poiché il settore è capital intensive e mantenere forti legami con i produttori di macchinario per essere sempre all’avanguardia della tecnica;
Sviluppare continuamente la tecnologia, importandola da altri settori avanzati come l’elettronica, l’informatica, la chimica, la meccanica;
Innovare il prodotto attraverso la moda – stile, tendenze, strutture, disegni, colori – e la tecnologia;
Differenziarsi dai competitors per spostare la concorrenza su elementi diversi dal prezzo e uscire dalla trappola delle commodities per giustificare il prezzo più alto dovuto alla produzione in Italia;
Rafforzare la qualità, il 30-40% dei filati in collezione è di nuovo sviluppo, produrre filati più fini con cotoni pregiati, costruire prodotti unici. La qualità non è scontata, va conquistata ogni giorno altrimenti “perché i clienti dovrebbero comprare in Italia se siamo più cari”? Qualità intesa anche come posizionamento sul mercato: orgoglio del fare, produciamo i tessuti più preziosi al mondo;
Prestare attenzione all’ambiente, avere responsabilità etica;
Servizio al cliente, tanto servizio: significa avere la capacità di fare prodotti su misura in esclusiva (migliaia di esclusive); avere un Ufficio Stile in grado di capire le esigenze del cliente; produrre migliaia di campioni: lo stabilimento Albini Due è dedicato alle campionature, 80 persone che si dedicano tutto l’anno alla preparazione di nuovi campioni e varianti; utilizzare le tecniche di quick respons, cioè capire quello che desidera il cliente e produrlo in breve tempo. I tempi di produzione sono stati ridotti da 12 a 5 settimane per seguire i cambiamenti delle vetrine modello ZARA; utilizzare il fattore tempo come elemento di competitività: 3000 varianti classiche e basiche fornite sul pronto sono in grado di reggere la concorrenza delle commodities; investire sulla logistica: 10 ingegneri tessili e gestionali sono impiegati nella gestione produttiva della complessità; dare risposte veloci adottando sistema informatico ERP integrato; avere attenzione al marketing: l’atteggiamento non è tipico di chi produce beni intermedi, di solito non si comunicano i propri punti di forza perché è considerato uno spreco di soldi, valorizzare quello che si fa, valorizzare il tessuto come valore fondamentale della camicia; fare co-marketing con i clienti importanti; sviluppare le etichette per spiegare i contenuti tecnici e il brand del tessuto; aprire il mercato del “tessuto per camicie su misura (mass customization)”; far conoscere il tessuto al consumatore finale;
Esportare il valore del made in Italy attraverso una presenza commerciale nei cinque continenti attraverso i quattro marchi di Albini Group: Cotonificio Albini 1876, Albiate 1830, Thomas Mason, David & John Anderson. Il 70% della produzione è esportata in più di 80 paesi, a cui va aggiunta la quota esportata dai clienti Italia in forma confezionata;                     Gestire la complessità: si sviluppano 6-7000 va varianti per stagione e si lavorano contemporaneamente 3 stagioni diverse cioè 20.000 varianti diverse nello stesso momento. Per questi motivi la fabbrica è piena di ingegneri, è stato sviluppato Albini Due per la produzione decentrata dei campioni, è stata inaugurata la nuova sede logistica di Gandino.

Questi comportamenti virtuosi sembrano sconosciuti alle famiglie e ai ragazzi, con il risultato che gli indirizzi del tessile e di chimica tintoria sono disertati in tutta Italia, i corsi sono stati accorpati o soppressi, gli insegnanti dedicati ad altre discipline. Anche all’Esperia ci sono problemi nel formare una classe tessile, anche se tutti i diplomati hanno sempre trovato occupazione in tempi brevi. La volontà di continuare e di superare questo momento difficile però persiste e quest’anno sarà inaugurata la nuova “palazzina tessile” per dare al corso un contenitore all’altezza degli altri indirizzi. Saranno istituite anche delle borse di studio per gli alunni che vorranno iscriversi.

 

Silvio sottolinea ancora come il tessile sia un settore sofisticato, pieno di dinamicità, di creatività, pronto a sfruttare al proprio interno molte delle discipline considerate di punta, come l’informatica, l’elettronica, la meccanica, la chimica, la logistica. Utilizzando tutte le leve a disposizione delle aziende, è possibile produrre in Italia, esportare e sostenere la concorrenza internazionale.