Crisi ricerca e innovazione

“Mala tempora currunt”: fino alla scorsa estate le più quotate agenzie di rating dispensavano ottime votazioni a tutte le più grandi imprese del mondo ed in particolare agli istituti finanziari. Poi, un fulmine a ciel sereno ha colto impreparata l’economia globale, un vero terremoto, uno tsunami che ha travolto il sistema socioeconomico mondiale, non risparmiando nessuno. La capacità di produzione del mondo occidentale (USA+UE) è circa del 20% superiore alle attuali necessità di mercato; solo la penetrazione in Cina, India e Brasile, dove il PIL aumenta ancora di oltre il 5%, può contenere le perdite conseguenti, ma in questi paesi mancano le risorse finanziarie ed è in notevole sviluppo la produzione locale dei beni necessari. Dopo i terremoti si costruiscono nuove città, più solide, sicure, confortevoli e razionali e vengono messi al bando i cattivi costruttori per dare spazio ai migliori; infatti le crisi generano selezione in quanto concorrono a far emergere il meglio. Da alcune decine di anni, assistiamo all’ “evoluzione” del valore virtuale delle cose, al punto che alcuni noti industriali, benemeriti per aver contribuito significativamente alla produzione della vera ricchezza ( valore aggiunto a seguito della trasformazione della materia prima in prodotto finito) si sono convertiti alla rapida e a volte facile riproduzione del denaro, acquistando e vendendo, nel breve, dei titoli di borsa sulla base di valori presunti di mercato (cioè prettamente virtuali) in una folle rincorsa al maggior valore, prescindendo da quello effettivo che quei pezzi di carta rappresentavano. Ora il figliol prodigo torna a casa, dove il guadagno è solo frutto del lavoro, dell’impegno, dell’ingegno e del rischio ponderato nell’investimento diretto in beni strumentali. Il noto economista Marco Vitale così sintetizza l’inevitabilità del cambiamento “dal super capitale all’ economia imprenditoriale” e dal recente G8: “from first capital-gain to first people”. Torna in evidenza l’importanza della persona che sa dominare il valore delle cose; infatti si sta vivendo una crisi etico-culturale a differenza delle precedenti che erano fondamentalmente di carattere congiunturale. Frequenti sono in questo periodo i convegni ed i seminari organizzati dalle istituzioni pubbliche e dalle varie associazioni di categoria, orientate alla ricerca delle cause della crisi economica mondiale e delle possibili evoluzioni. Le conclusioni sono quasi sempre le stesse e purtroppo generiche, difficilmente vengono presentate proposte concrete, d’altra parte un piano di fattibilità è specifico di ogni realtà aziendale sulla base di informazioni circostanziate; tuttavia tutti concordano su due concetti fondamentali:

–  non si può attendere oltre per la vivibilità, soprattutto delle PMI, occorre intervenire subito;

– è Imperativo “innovare, innovare, innovare, quindi investire in ricerca”.

Ma quale ricerca? Quale innovazione? A prescindere dalla necessità della personale continua innovazione culturale, nell’ambito dei valori fondamentali delle qualità umane, è opportuno riconsiderare i termini ricerca e innovazione che vengono spesso confusi. La distinzione fra ricerca di base ed applicata e l’innovazione di prodotti nuovi e innovati, non è accademica ma necessariamente operativa, in quanto comporta strutture, investimenti e tempi di realizzazione sensibilmente diversi. La ricerca di base, comunemente definita pura, quella che tende a scoprire le leggi che regolano i fe nomeni occulti indipendentemente dalle possibili applicazioni, rimane determinante per lo sviluppo tecnico scientifico. Le strutture necessarie sono notevoli, sia in termini di numero di studiosi delCrisile varie discipline che di beni strumentali (centri tipici sono in USA, Giappone, Canada, con migliaia di ricercatori che operano in vere città studio). La ricerca applicata è conseguente alle scoperte della ricerca di base, ha lo scopo di individuare possibili nuove applicazioni in prodotti o processi, al fine di soddisfare e promuovere inedite necessità di mercato. Le strutture dei centri di ricerca applicata, in quanto specifiche, sono più limitate; in Italia si trovano alcuni centri, mediamente composti da un migliaio di ricercatori (ENEA, CNR, CRF) ed altri di recente istituzione a gestione mista (pubblica privata), dove operano in piena sinergia (Simultaneous Engineering) ricercatori ed esperti delle tecnologie e del marketing. Lo sviluppo di un prodotto, veramente innovativo, richiede strutture meno impegnative e più settoriali, si basa sulle applicazioni note, non richiede quindi veri ricercatori, ma tecnici progettisti esperti nelle attività di team, molto dinamici e di variabile composizione. I progettisti applicano le note tecniche del Robust Design che ottimizzano il prodotto in termini di qualità, prestazioni e costi; in sintesi puntano alla massima competitività, prescindendo dai prodotti esistenti sul mercato, ma concettualmente sviluppati in base alla funzione preposta. Questi centri di progettazione avanzata sono tipici delle grandi aziende manifatturiere dell’aerospaziale, dell’automotive, degli elettrodomestici e della componentistica di base, ma servizi analoghi si trovano anche presso appositi centri o studi associati. Un’ultima forma di parziale innovazione si trova nell’applicazione delle tecniche della Design Review che consiste nella revisione del prodotto esistente, per il recupero della competitività. Si tratta di un’analisi preventiva di tipo check-up per evidenziare in ordine prioritario le difettosità di affidabilità, ma soprattutto le ridondanze, rispetto alla funzione del prodotto, al fine di migliorare la qualità abbattendo i costi. Si ritiene che l’attuale componentistica vigente sul mercato, sia gravata mediamente di circa il 30% di costi inutili. Questa attività, praticabile presso centri appositi, ha il vantaggio di consentire il parziale recupero del mercato in tempi brevi. Dall’analisi di queste differenti forme di ricerca ed innovazione, si evince che è indispensabile che:

– lo stato, assistito dalle grandi aziende, aumenti gli investimenti nella vera ricerca, consapevole dei tempi lunghi di ricaduta, ma anche della mancanza di alternative, salvo lavorare per terzi, pagando licenze;

– le imprese, del settore intermedio, sviluppino in accordo con le grandi (che hanno i mezzi) nuovi prodotti in co-design; purtroppo, nonostante le attuali disponibilità strumentali di rapida messa a punto prodotto attraverso l’impiego di software dedicati e la prototipazione rapida, i tempi di commercializzazione rimangono ancora lunghi;

– le PMI e gli artigiani, che rappresentano il principale tessuto produttivo nazionale, che sanno esprimere capacità imprenditoriale abbinata ad una notevole flessibilità, che non dispongono di mezzi finanziari per gli investimenti (neppure per la vivibilità el medio termine) potrebbero ricorrere alla Design Review, contribuendo in modo significativo al superamento nel breve di questa fase critica.

“Mala tempora currunt” La crisi economico-finanziaria mondiale è evidente e l’Italia ne è coinvolta; le opinioni sulle prospettive sono varie e contrastanti, ma nonostante le nostre notevoli carenze, siamo un popolo che ha sempre dimostrato una forte capacità di rapido superamento dei tanti ostacoli che la storia ci ha posti sul cammino della nostra crescita civile. Affrontiamo uniti anche questa avversità, accettando con deciso impegno la nuova nobile sfida, certi che ne usciremo con una civiltà migliore, perché sappiamo contare sulle persone ancor prima e più che sulla finanza.

Gian Vittorio Ferrari