Noi occidentali siamo oggi stupiti di come questa nuova realtà abbia potuto svilupparsi così rapidamente. E le conseguenze sono già evidenti, specialmente per le nostre industrie manifatturiere, che, con fatica, sopravvivono a questa nuova concorrenza. Il rapido sviluppo ha creato, fortunatamente, in questi paesi anche un gran numero di nuovi ricchi. Un nuovo mercato che quindi vuole acquistare prodotti di qualità che, a prezzo di profonde trasformazioni e con forti dosi d’innovazione, il made in Italy è ancora in grado di creare.
Molte persone negli ultimi anni hanno avuto l’opportunità di visitare questi paesi. Ma come spesso accade, quando s’incontrano diverse culture, è impossibile entrare in un contatto che “traduca” modi di vivere così diversi.
Basti pensare che il nome “Cina” è stato assegnato da noi occidentali a questo immenso paese. Nella loro lingua utilizzano un termine totalmente diverso: “zhonguo” il “paese di mezzo” e solo per ragioni commerciali si autodefiniscono China Mainland.
Cercare di comprendere fino alle radici civiltà così diverse può rappresentare un problema. Specialmente per noi occidentali, con una storia di migliaia d’anni, che va dagli Ittiti agli Egizi, dai Greci all’impero Romano è difficile credere, che negli stessi secoli, una popolazione che viveva nella prosperosa valle del fiume Giallo, lo Xian, da oltre cinquemila anni, aveva esteso la propria lingua e la sua organizzazione a tutta l’area che noi oggi chiamiamo Cina. Da noi, a volte a prezzo di sanguinose occupazioni, le civiltà si sono estese e si sono arricchite scambiandosi conoscenze e ricerche. Con l’Impero Romano prima e con la Chiesa Cattolica poi, la nostra civiltà si è estesa in tutto il mondo allora conociuto.
In Cina, al contrario, si era sviluppato il Confucianesimo, una religione che non ha mai soverchiato le religioni dei popoli conquistati nei secoli, ma che ha contribuito a rafforzare l’organizzazione interna che il potere Cinese estendeva agli altri popoli. Testimonianze archeologiche vecchie di 5000 anni certificano nei millenni il susseguirsi dei vari regni e le diverse estensioni territoriali che l’impero cinese assumeva. Anche i tracolli e le occupazioni, prima dei Mongoli e poi i Macedoni e infine le invasioni Inglese, francese e da ultimo quella giapponese.
Da sempre, contrariamente a quanto certa letteratura Occidentale riporta, i Cinesi hanno intrattenuto scambi e commerci con tutto il mondo. Ne abbiamo esempi nelle contestate storie raccontate da Marco Polo o nei numerosi racconti dei Gesuiti che da centinaia d’anni frequentavano gli imperatori cinesi.
Questa “cinesità”, che non è stata annullata nemmeno dalla terribile Rivoluzione culturale scatenata dalle Guardie rosse negli anni dal 1960 al 1970, resiste tuttora, anzi, dopo che Denxiaoping ha aperto la politica comunista al libero mercato, rappresenta il vero motore dell’incredibile sviluppo cinese. Ma chi, come me, ha avuto l’opportunità di visitare molte volte la Cina, può testimoniare che sono ancora molti i problemi da risolvere.
Accanto al virtuoso sviluppo delle nuove autostrade, alle centinaia d’aeroporti, ai treni veloci e agli immensi nuovi quartieri che stanno raddoppiando il numero degli abitanti in centinaia di città, convivono da sempre ottocento milioni di piccoli agricoltori. Non sono sottoposti alle cicliche carestie, che coinvolgevano, nel lontano passato, milioni di persone, ma come ho potuto riscontrare nei decenni nelle mie visite, ben pochi sviluppi e investimenti sono stati rivolti a loro. E’ anche ovvio che, se si avviasse una rapida meccanizzazione dell’agricoltura, si verrebbero a creare qualche centinaio di milioni di disoccupati e, nonostante il tumultuoso e gigantesco sviluppo del manifatturiero, non sarebbe pensabile l’integrazione di milioni di nuovi lavoratori. Questo sarà possibile nei prossimi decenni, quando la situazione dei lavoratori migliorerà. Come si sa, oggi lavorano sette giorni la settimana e vivono in alloggiamenti precari all’interno delle fabbriche per 100 o 200 dollari al mese. Solo con un miglioramento delle condizioni si renderanno disponibili un gran numero di posti di lavoro. Oggi importiamo dalla Cina prodotti a basso costo, qualche volta anche pericolosi, com’è stato documentato per alcuni giocattoli o per qualche prodotto tessile. Non dobbiamo in ogni caso pensare che il Made in Italy sia sufficiente per difenderci. I Cinesi imparano presto e salgono velocemente nella catena della qualità del valore dei prodotti.
Oltre alla Cina un altro gran paese, con oltre un miliardo d’abitanti, l’India, sta inserendosi nel mercato mondiale. La storia c’insegna che anche questo paese da secoli è al vertice della ricerca e degli scambi internazionali. Qui le religioni hanno influito in maniera indicativa al suo sviluppo. Il Buddismo, dal Tibet e dalla Cina è migrato lentamente in India e si è affiancato all’Induismo e all’Islam. Queste religioni hanno interagito in maniera diversa con le popolazioni e hanno creato situazioni contrastanti che generano quella sensazione di fascino e incredulità che avvolge tutti i visitatori. Un’altra sensazione, non proprio piacevole, ma che è una presenza costante è l’odore, che già all’apertura delle porte dell’aereo, vi accompagnerà per tutto il soggiorno. Non temete, a questo ci si abitua. Molto più difficile è accettare quello che da millenni l’Induismo ha generato nella società Indiana: le caste. Si perde nella storia questa suddivisione della popolazione in gruppi di potere e di mestieri. Da noi chiamiamo caste piccoli gruppi di politici o di lobby che manovrano situazioni particolari di potere. In India è un problema che attraversa trasversalmente tutta la popolazione. Il risultato più drammatico è che si sono creati centinaia di milioni di disperati, la classe dei Balit, gli intoccabili, dedicati ai mestieri più infimi e segregati dalle altre caste. In contrasto le caste superiori hanno il potere e le ricchezze e hanno avviato gli sviluppi industriali e scientifici di cui detengono i privilegi.
Uno dei vantaggi figli dalla colonizzazione Inglese, fu la unificazione in una gran nazione di centinaia di stati preesistenti, e il lascito di una lingua comune e di un sistema legislativo moderno.
Nonostante queste apparenti incongruenze in India, dove non esiste un controllo sistematico delle nascite, nell’ultimo cinquantennio la popolazione è numericamente raddoppiata. In Cina dove vige la legge del figlio unico, il controllo delle nascite è ferreo.
L’india sarà la nazione più popolosa del mondo in un prossimo futuro. A differenziare queste due grandi nazioni sono le diverse realtà politiche. In Cina, sotto il rigido controllo del partito centrale comunista, tutto è pianificato centralmente e sotto il controllo dei governi provinciali e dell’esercito. In India la libertà commerciale sta invece promuovendo la ricerca e l’istruzione. Ogni anno cinquecentomila nuovi ingegneri si laureano nelle università indiane, molte delle quali sono tra le migliori al mondo.
E’ facile prevedere che nei prossimi ventenni CINDIA sarà l’area geografica più potente del mondo.
Romano Bonadei
Presidente Fondazione Industrie Cotone e Lino.