Il costituendo archivio storico del Paleocapa una preziosa fonte per la ricostruzione della storia dell’istruzione tecnica e professionale

di Ornella Gelmi[1]

Il progetto di ricerca pedagogica che ho intrapreso e che si muove in una prospettiva storico-comparativa, mira allo studio dell’istruzione tecnico-industriale di Bergamo e della sua provincia con particolare riferimento alla comprensione dei modelli organizzativi e delle pratiche di insegnamento che si sono sviluppati nel tempo, anche in rapporto ai fattori sociali, demografici, politici, economici e normativi esterni. Tra le fonti utilizzate meritano una particolare attenzione, in questa sede, i documenti del costituendo archivio storico dell’ Istituto Tecnico Industriale “P. Paleocapa”che stanno offrendo alla mia ricerca sull’istruzione tecnico-industriale materiali utili a restituire un’immagine viva di questa scuola a partire dalla fine del XIX secolo. Si tratta di carteggi che attestano il tipo di legame che la scuola aveva con il territorArchivio1io, gli enti locali e il sistema produttivo, ma anche documenti in grado di raccontarci come si faceva scuola e come si gestivano i problemi di natura organizzativa, didattica, educativa nella quotidianità. Scorrendo e analizzando le diverse documentazioni si possono ricavare preziose informazioni riguardo a come si svolgeva e si procedeva alla selezione degli insegnanti e dei tecnici di laboratorio; a quali rapporti intratteneva la scuola (preside, studenti e insegnanti ) con le aziende e il territorio; a chi erano gli studenti (provenienza socio-culturale e provenienza geografica), ecc. Se si considera poi che l’istituto vanta ricostruzioni della sua storia realizzate a distanza di 50 anni dalla sua nascita e successivamente[2], la prospettiva si fa molto interessante. Consente infatti di evidenziare come queste fonti, sicuramente preziose, ma troppo spesso realizzate, e poi anche utilizzate, in una prospettiva apologetica, non solo risultano carenti e incomplete per una comprensione profonda delle istanze che hanno caratterizzato la vita dell’istituto, ma non possono e non debbono costituire l’unico riferimento di una ricerca attenta e scrupolosa. Del resto già a partire dalla fine degli anni Sessanta, anche in Italia la ricerca, fino ad allora poco sensibile agli aspetti della vita materiale e quotidiana, poco attenta ora alla specificità della scuola ora alla sua necessaria contestualizzazione, ha finito per mostrare l’inadeguatezza delle tradizionali fonti utilizzate (trattati di pedagogia, testi legislativi e statistiche ufficiali), facendo emergere l’esigenza di uncontatto diretto con la materia prima documentaria sedimentatasi nel lungo periodo dal fare scuola in Italia. È stato proprio sulla base delle suggestioni delle nuove prospettive di indagine che è sorto il problema degli archivi, della loro identificazione e della loro accessibilità pubblica configurandosi inizialmente come un problema di reperimento di “fonti per la storia della scuola”. L’archivio scolastico è una “memoria sommersa” della scuola italiana[3] e costituisce un bene diffuso d’insospettata ricchezza, inversamente proporzionale alla sua notorietà. Tra i documenti analizzati durante il mio lavoro ritengo utile menzionare i Registri Matricola che raccolgono le iscrizioni degli studenti dall’a.s.1921-22 all’a.s. 1952-53 ai diversi corsi dell’Istituto Tecnico Industriale “P. Paleocapa”. Per ciascuno studente vengono indicati il luogo e la data di nascita, il nome del padre e della madre, la residenza della famiglia e, per alcuni periodi, anche il mestiere esercitato dal padre all’atto dell’iscrizione. Sono inoltre riportati gli esiti scolastici per ciascun anno di frequenza con l’indicazione delle valutazioni ottenute nelle singole discipline, vi sono infine uno spazio riservato all’annotazione dell’avvenuto pagamento delle tasse scolastiche e uno spazio predisposto per le annotazioni varie. Sulla base delle informazioni raccolte attraverso questa tipologia di documenti, mi è stato possibile ricostruire sia la provenienza geografica degli studenti sia la loro provenienza socio culturale. Ho potuto inoltre raccogliere dati utili a rilevare l’attrattività che i vari corsi presenti nel periodo considerato esercitavano sugli studenti, sia in riferimento alla loro provenienza geografica sia a quella socioculturale. Incrociando queste informazioni con i dati relativi allo sviluppo economico-produttivo, mi sarà possibile stabilire, ad esempio, se la scelta di iscriversi ad un determinato corso era, e in quali termini, influenzata dalla presenza nel luogo di residenza di insediamenti produttivi compatibili con il corso scelto. Oppure verificare l’esistenza o meno di continuità con il mestiere esercitato dal padre e, ancora, le aspirazioni di miglioramento sociale del ceto medio[4] di Bergamo e provincia. Sempre questi registri offrono informazioni utili per verificare se, e in quali termini, questi studenti hanno intrapreso una carriera imprenditoriale sul territorio bergamasco: è infatti possibile verificare a campione, presso l’archivio storico della Camera di Commercio, se i nominativi degli studenti figurano tra coloro che hanno aperto nuove attività produttive. In questo modo potrò fornire informazioni utili a stabilire, almeno in parte, l’impulso dato dall’istruzione tecnica allo sviluppo economico della provincia. Un altro aspetto interessante riguarda i dati che ho potuto ricavare in riferimento alla presenza di studenti provenienti dall’estero. A titolo esemplificativo riporto le informazioni relative al decennio dal 1931-32 al 1941-42. In questo periodo si rileva infatti un consistente aumento di iscrizioni di studenti stranieri rispetto al decennio precedente: la causa dell’aumento di iscrizioni (dall’0,6% al 2% del totale di riferimento per ciascun decennio) si ritiene possa essere riferibile ad una maggiore mobilità degli italiani negli stati esteri e nei territori delle colonie (es. Tripolitania). I cognomi di coloro che risultavano residenti all’estero sono infatti in grande maggioranza italiani e alcuni di questi allievi erano ospitati da famiglie di parenti. La presenza di allievi stranieri (cognome non italiano) provenienti dalla Svizzera e dalla Germania, le cui famiglie risultano però in maggioranza residenti in Italia (presumibilmente per ragioni di lavoro: i padri erano per la maggiore tecnici, periti e/o personale con ruolo di comando in aziende tessili o chimiche), è riconducibile, in questi anni, al 30% del totale degli studenti stranieri. Alcuni documenti all’interno dei carteggi contenuti nei faldoni consentono invece di far luce sugli aspetti relativi al reclutamento dei professori. Le scuole industriali hanno infatti goduto, fino all’avvento del fascismo, di una nArchivio2otevole autonomia in questo senso. Le domande dei candidati venivano direttamente indirizzate alla scuola che bandiva il concorso pubblicizzandolo sui maggiori quotidiani nazionali. Nella lettera di presentazione, redatta dal candidato stesso, trovavano spazio, oltre a tutte quelle informazioni caratterizzanti il curriculum vitae, anche dei pareri sulle modalità didattiche che si ritenevano più opportune per insegnare la disciplina per il cui insegnamento si intendeva concorrere. I candidati esprimevano i loro convincimenti soprattutto in riferimento all’esperienza maturata all’interno delle aziende, attività che avrebbero continuato a svolgere anche dopo l’assunzione. Era infatti considerato aspetto di grande importanza il fatto che gli aspiranti docenti delle discipline tecniche svolgessero nelle aziende un’attività lavorativa specifica in riferimento alla disciplina che volevano insegnare. Non mancavano coloro che non esitavano ad esibire raccomandazioni nell’ambito politico, erano tuttavia i risultati reali che, come facilmente si può evincere dai verbali delle sedute della Giunta di vigilanza, determinavano la continuazione del rapporto di lavoro e le attestazioni di stima da parte del Preside e degli stessi imprenditori facenti parte di questo organismo (vicenda Tonelli). Anche l’aumento dello stipendio, spesso richiesto alla Giunta di vigilanza dagli assistenti tecnici dopo qualche anno di insegnamento, veniva concesso solo in base all’attestazione di benemerenza da parte dei componenti la Giunta stessa. Sarebbe ingenuo pensare, e i documenti lo dimostrano, ad un corpo docente esemplare, tuttavia, l’azione esercitata dagli organismi territoriali (Giunta di Vigilanza, Deputazione Provinciale, Società Industriale Bergamasca) consentiva di mantenere alta e competitiva la qualità professionale dei professori e degli assistenti. Queste sono solo alcune delle molte informazioni che ho potuto reperire riguardo alla vita e ai problemi della scuola vissuta e che illustrerò nella tesi finale di dottorato. Auspico che il mio modesto lavoro possa servire da stimolo a ricostruzioni storiche che, attraverso lo studio di documenti in grado di fornire contributi originali di ricerca, portino alla luce, nei luoghi diversi che caratterizzano le province italiane, la realtà culturale, sociale e umana nel suo concreto divenire. A questo proposito mi permetto, dalle pagine di questa rivista, di lanciare un appello a tutti gli ex-allievi che hanno frequentato l’Esperia negli anni più lontani: mi piacerebbe arricchire il mio lavoro con le loro testimonianze. Occupandomi di educazione sono interessata alla qualità dell’insegnamento e alla valutazione che gli ex allievi, a distanza di tempo, possono dare relativamente alla formazione ricevuta e all’influenza che questa può aver avuto nelle loro scelte professionali. Il colloquio si snoderà su “temi di interesse”specifici, gli intervistati saranno invitati ad arricchire il loro racconto con episodi e valutazioni personali di ampio respiro. Spero che il mio appello possa essere ampiamente accolto. Chi volesse contribuire con la sua testimonianza,mi potrà contattare tramite l’associazione ex allievi o la segreteria della scuola.

Note:

[1] Dottoranda di ricerca in scienze pedagogiche, ricercatrice CQIA Università degli Studi di Bergamo.
[2] Il R. Istituto Tecnico Industriale “Pietro Paleocapa” di Bergamo nel primo cinquantenario della sua fondazione edito a cura del comitato per la celebrazione del cinquantenario della sua fondazione (1936); Istituto Tecnico Industriale di Stato “Pietro Paleocapa” Bergamo, in occasione della inaugurazione dei nuovi locali e delle nuove attrezzature, 21 ottobre 1951.
[3] Questa definizione degli archivi della scuola è di G. Bonetta nella Introduzione (p.17) al suo lavoro sull’istruzione classica. L’istruzione classica, a cura di G. Bonetta e G. Fioravanti, Ministero per i Beni Culturali Ambientali, Roma 1995 (Fonti per la storia della scuola III).
[4] I dati raccolti evidenziano come, in questi anni, un buon numero i iscritti fosse figlio di commercianti e impiegati o di appartenenti alle categorie impiegatizie (rispettivamente il 31% e il 18%).